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Monastero Mater Carmeli Biella
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Teresa di Gesù - 2

L'esperienza contemplativa che trasforma la vita.

Chiamata e prova 

teresagesu_03.jpgRisveglio o risvegli dell'anima

Ricominciamo a considerare il Maestro divino e cerchiamo di riprendere il filo conduttore dell'insegnamento precedente. Gesù comincia a prendere coscienza di sé e del disegno che il Padre ha prestabilito su di Lui. Così, spinto interiormente dallo Spirito Santo, all'età di dodici anni si stacca momentaneamente dai genitori per amore delle "cose del Padre suo" (cf. Lc 2,43). Rientra in obbedienza ai genitori nel cammino verso casa (cf. Lc 2,51), ma poi si sente ripetutamente spinto a lasciare la famiglia per seguire la voce del Padre suo. Non sappiamo a che età Gesù lascia la casa paterna; sappiamo dai Vangeli che a circa trent'anni si presenta senza nessun discepolo per riceve il battesimo da Giovanni il Battista (cf. Lc 3,21-23). Ogni vocazione, o tocco di Dio nell'anima, ogni  risveglio spirituale è unico e personale. Dio comunica i suoi effluvi, la sua grazia nel segreto dei cuori. Ogni uomo inizia da solo il cammino della vita e solo strada facendo troverà dei fratelli come compagni di viaggio. La voce di Dio che parla nell'anima fin dalla fanciullezza comunica sapori e sentimenti, pensieri e aneliti di felicità; S. Teresa sente più volte una certa nostalgia di Dio che la spinge a uscire verso grandi conquiste e, in questi aneliti, coinvolge il fratellino Rodrigo in una fuga innocente ma significativa verso la conquista dell'Islam: "Progettavamo così di andarcene nella terra dei mori, a mendicare per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero. Credo che il Signore ci avrebbe dato il coraggio, in così tenera età, di attuare il nostro desiderio" (Vita, 1,4).  Questa voce la chiama ancora, con insistenza, anche dopo aver perduto l'innocenza della fanciullezza. Dio la chiama dal centro dell'anima, è una voce dolce e silenziosa che la spinge a vincere la vanità del mondo e a pensare alla salvezza dell'anima. Una parola dettata dallo Spirito che conferisce sapore alla vita, suscita pensieri di gloria e di conquista. Teresa lascia a 20 anni la casa paterna rompendo con dolore certi legami affettivi. Soffre, ma scappa in fuga verso il suo Signore. Teresa riesce a vincersi per amore di Dio e si presenta al monastero dell'Incarnazione di Avila il 2 Novembre 1535: "Ricordo bene, a dire il vero, che quando uscii dalla casa di mio padre provai tanto dolore che non credo di sentirlo maggiore in punto di morte: mi sembrava che tutte le mie ossa si slogassero" (Vita 4,1).

 

Rifletti in silenzio e prega:

  • Ogni uomo è solo in modo radicale e, pur vivendo con gli altri, sente il bisogno di una compagnia più profonda dove gli altri non arrivano che riempia ogni cavità del suo essere: sei consapevole di questo?

  • Hai mai sentito dentro di te in modo inaspettato un anelito, un desiderio di felicità infinita che sorgeva quando sentivi parlare di Gesù?Hai mai sentito ardere il tuo cuore? Quello è il risveglio della tua anima!

  • Nutri ideali di santità? Se tu sapessi aprire il cuore al potere dello spirito chissà cosa potresti diventare!...hai mai pensato che Dio abita in te e che proprio attraverso di te può fare gli stessi segni miracolosi di duemila anni fa?

  • Hai mai pensato di seguire Gesù più da vicino nella via del Carmelo? Perché non lasci tutto per seguire il Signore?

 

teresagesu_06.jpgImmersione nella luce

Gesù riceve lo Spirito Santo in forma corporea. Lo Spirito qui rivela la sua corporeità attraverso il segno della colomba. È la terza Persona divina che si unisce a Cristo per agire con Cristo. Questa fase è detta di illuminazione perché il Padre, che abita in una luce inaccessibile è "costretto" a rivelarsi: "Tu sei il Figlio mio amato, in te io mi compiaccio" (Lc 3,22). Inizia la vita nello Spirito Santo, meglio conosciuta come vita spirituale. Questo dono grazie a Gesù è possibile anche per noi. Con il Battesimo si comprende che non si è più soli. L' "Io" di Dio si è amalgamato, per l'unzione del sacro Crisma, con l'"io" dell'uomo. L'interiorità di Dio che è lo Spirito Santo (cf. 2 Cor 10-11) si è unita all'interiorità dell'uomo. L'uomo sente nascere in sé cose nuove, diventa capace di gioire, di starsene sereno, di assumere atteggiamenti non violenti, ottimisti, e, anche in mezzo a durissime prove, gode ed è felice di starsene con il suo Dio. Colui che rinasce e che vive questo risveglio percepisce il suo Signore in se stesso e gode di essere "unto di Spirito" cioè di essere Cristiano. Teresa appena entrata in monastero e dopo aver sperimentato il distacco affettivo dalla famiglia con tanto dolore, gode adesso di una insospettata libertà e una gioia grandissima, qualcosa in lei si risveglia: "Quando vestii l'abito religioso, subito il Signore mi fece capire quanto favorisca coloro che si fanno forza per servire il Signore...fui così felice d'avere abbracciato la vita monastica che tale gioia non mi è mai venuta meno fino ad oggi perché Dio cambiò l'aridità del mio cuore in grandissima tenerezza" (Vita 4,2). L'immersione nella luce è proprio caratterizzata da questo cambiamento in meglio; si tratta di un risveglio seguito da una effusione di gioia e di amore che inebria. S. Giovanni della Croce per spiegare questo meraviglioso stato ama utilizzare l'immagine della nutrice. Dio all'inizio ci tiene al petto per farci succhiare le sue delizie, ma una volta svezzati ci stacca dalla consolazione che è data dal latte per farci camminare con le nostre gambe (cf. 1 Notte 1,2). Lo Spirito Santo effonde i suoi doni subito dopo ogni risveglio spirituale. Teresa viene iniziata alla vita contemplativa carmelitana e dopo due anni, il 3 Novembre 1537, emette la sua professione religiosa.

 

Prega in silenzio e rifletti:

  • Nel tuo cuore abita lo Spirito di Dio; è Lui che tocca dall'interno il tuo cuore con i suoi effluvi di dolcezza, di gioia, di amore, di pace. Se tu apri le porte desiderando e chiedendo tutto questo: gioia, amore e pace saranno la tua eredità!

  • Scegliendo definitivamente Dio come Signore e Salvatore potrai sperimentare l'entusiasmo stesso di Dio, sarà lui a darti forza e a colmare i vuoti dei tuoi difetti!

  • Ti accorgerai che Dio è coma una madre, che lo Spirito è un amico delicato, che Gesù è cosi vicino a te!

  • Le tue azioni adesso sono svolte sotto l'unzione dello Spirito: ascolta, comprendi e agisci.

 

Lotta interiore alla fedeltà

Lo Spirito Santo poi conduce Cristo nel deserto dove riporta vittoria sugli assalti dei dèmoni (cf. Lc 4,1-13); Gesù viene provato dal maligno nei bisogni fondamentali. Viene disturbato nel suo rapporto con il cibo, indotto a pensare solo alle cose materiali e ad usare i doni carismatici per uno scopo economico, potremmo dire magico. Viene toccato con veemenza nel rapporto con il potere del mondo, sulla immagine di se stesso, a scegliere la comodità del successo nel suo ministero. Viene bersagliato nel suo rapporto con il Padre. Sulla fiducia che egli deve nutrire in Lui, soprattutto quando il Padre gli chiede la sofferenza redentiva, sente la fatica dello scontro e di sopportare le debolezze di quelli che lo avrebbero rinnegato. Gesù però sa tenere duro e aspettare il tempo della vittoria, lottando e usando la spada dello Spirito Santo che è la Bibbia. Alla fine torna dal deserto vittorioso, "con la potenza dello Spirito" per iniziare la sua vita pubblica (Lc 3,14-23). A Teresa accade una cosa simile. Dopo i primi momenti di fervore che seguono il risveglio, Dio la pone in uno stato di prova. Dall'autunno 1538, a 23 anni, inizia per Teresa un duro noviziato: malattie gravi che non trovano rimedio e che la porteranno perfino fuori del convento in cerca di cure: "Il cambiamento di vita e di cibi mi fece male alla salute, cominciarono ad aumentare gli svenimenti e fui colta da un così violento mal di cuore da fare spavento a chi assisteva agli attacchi, con l'aggiunta di molti altri mali" (Vita 4,5). Il 15 Agosto 1539 vive un misterioso collasso che dura tre/quattro giorni, si tratta di una morte apparente o di uno stato comatoso. Al monastero dell'incarnazione si era preparata la tomba; fu il padre che si oppose al trasporto del corpo in monastero (cf. Vita 5,9-10). La giovane mistica si risveglia ma scopre di essere paralizzata e per ben tre anni rimane inferma. Per intercessione di S. Giuseppe Teresa sperimenta la potenza risanatrice di Dio. Teresa ha dovuto lottare contro il suo stato fisico e riporre tanta più fiducia nella potenza sanante di Dio per non perdere la speranza, ma ben presto alle difficoltà fisiche si aggiungeranno quelle spirituali che la intiepidiscono. Dio è sentito tanto lontano, mentre i sentimenti dell'uomo vecchio cominciano rivivere e a reclamare le cose del mondo: "Così di passatempo in passatempo, di vanità in vanità, in occasione in occasione, cominciai ad espormi a tali tentazioni e ad avere un anima così guasta da tante vanità che mi vergognavo ad avvicinarmi a Dio con quella particolare amicizia che è data dall'orazione; a questo contribuì il fatto che, aumentando i peccati, cominciò a mancarmi il gusto e il piacere delle pratiche di virtù. Io vedevo molto bene o Signore, che ciò mi veniva a mancare, perché io mancavo a voi" (Vita 7,1). La povera Teresa doveva lottare con se stessa per la fedeltà, cadeva e si rialzava, smetteva di coltivare il tratto di amicizia con il Signore che viene dato nella preghiera e poi ricominciava: "Per non essermi appoggiata a questa salda colonna dell'orazione, trascorsi quasi venti anni in questo mare tempestoso sempre cadendo e rialzandomi; ma rialzandomi male perché tornavo a cadere" (Vita 8, 2). Arrivata al punto da non poter più fare affidamento sulle proprie forze, dopo essersi scontrata per vent'anni con "il più forte di lei", Teresa esce dal deserto dell'anima acquistando anche un nuovo modo di pregare. Da ora in poi inizia il cammino verso la maturità cristiana, siamo nel 1554 e Teresa ha 39 anni: "Ormai la mia anima era stanca e, se lo voleva, le sue cattive abitudini non la lasciavano riposare. Accadde un giorno che, entrando nell'oratorio, vidi una statua portata lì in attesa di una certa solennità che si doveva celebrare in casa e per la quale era stata procurata. Era Cristo tutto coperto di piaghe, e ispirava tale devozione che guardandola, mi turbai tutta nel vederlo ridotto così, perché rappresentava al vivo ciò che egli ebbe a soffrire per noi. Provai tanto rimorso per l'ingratitudine con cui avevo ripagato quelle piaghe che pareva mi si spezzasse il cuore, e mi gettai ai suoi piedi con un profluvio di lacrime, supplicandolo che mi desse infine la forza di non offenderlo più" (Vita 9,1). Teresa si accorge adesso che rappresentarsi al vivo l'immagine di Gesù in se stessa o per mezzo di immagini concrete per adorarlo produce una preghiera nuova, insospettata. La rappresentazione al vivo del Signore, nelle immagini o nell'interiorità, per entrare in colloquio di amicizia adorante sarà il filo conduttore della sua esperienza mistica.

 

Prega in silenzio e rifletti

  • Prendi una immagine di Gesù o una icona e guardala. Guardandola suscita in te sentimenti di amore per il tuo Dio. Non pensare troppo, ma ama. Questa è orazione.

  • Sicuramente avrai sperimentato quando cominci a fare il bene che la critica e l'isolamento degli altri ti raggiunge, che dopo momenti di dolcezza arriva l'aridità. Tieni duro e cammina. Non abbandonare il tempo per Dio.

  • Il mistero del Male che reclama la preda, si avvicina ogni volta che prendiamo sul serio Gesù e la sua via. Invoca il Sangue di Gesù per la liberazione.

  • Prova a rileggere le tue peripezie e le tue prove personali alla luce del Vangelo! Lo Spirito ci conduce nel deserto per essere provati ma poi ci rafforza con la sua potenza.

p. Nicola Sozzi, ocarm

 

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