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Monastero Mater Carmeli Biella
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La clausura vista con gli occhi di un ragazzo

Esperienza di un tuffo nel mondo della clausura visto dagli occhi di un ragazzo del Terzo Millennio

edoardopagano.jpgLa scorsa estate mio padre ed io abbiamo vissuto l’esperienza di essere ospitati per alcuni giorni nella foresteria del Monastero Mater Carmeli di Biella-Chiavazza: una piccola Comunità di monache carmelitane, donne che hanno lasciato tutti i loro beni della vita terrena e tutte le loro proiezioni personali e le loro passioni lavorative per dedicarsi costantemente ad una vita di preghiera e all’aiuto verso i fratelli.

Ma che cosa spinge nel terzo millennio una donna di giovane età a dedicarsi interamente alla meditazione e alla preghiera? Credo che i forti ideali di solidarietà verso il mondo, per le condizioni più disagiate, insieme a una vocazione che tutto assorbe siano alla base di ciò.

La forza dei propri principi deve riuscire a superare il desiderio della ricchezza verso i beni materiali, sapendo che in una vita ultraterrena la ricompensa sarà maggiore di ogni bene esistente: la vita eterna.

La società odierna è determinata da una tecnologia avanzatissima, ma le suore sono ancora indispensabili; conosco ragazzi della mia scuola che erano sull’orlo della disperazione ma grazie ai loro consigli e alla loro esperienza dovuta ad una vita dedicata al Signore, sono tornati a condurre una vita felice con coloro che amano.

Le monache oggi possono aiutare a riportare i giovani fuorviati da miti immaginari sulla giusta via poiché la preghiera illumina il cammino dell’uomo.

Con la preghiera è possibile migliorare la nostra società, fortemente determinata da grandi ingiustizie che possono colpire e distruggere in pochi attimi la vita dei giovani: le vittime più colpite, e causare dolore ai loro cari.

La nostra collettività può quindi trarre giovamento dalle comunità monastiche, ma ogni volta che provo a parlarne con gli amici miei coetanei e compagni di scuola, mi ascoltano poco, pensando che sia cosa banale, ed è come se la “giovane età” intorno a me non fosse interessata alla religione.

Facendo vari sondaggi ho scoperto che pochissimi tra i miei amici partecipano alla Celebrazione Eucaristica domenicale.

Bisognerebbe tentare di invogliare i membri più giovani della nostra società ad avvicinarsi alla vita cristiana e credo che gli unici che possono riuscire nell’obbiettivo siano i religiosi che attraverso il loro esempio di purezza, castità ed ubbidienza riuscirebbero nell’intento e non mi meraviglierei di un pieno successo.

Ringrazio ancora le Sorelle carmelitane di averci ospitati e fatto vivere dei momenti privilegiati di viva agape fraterna, autentica preghiera e piena carità.

Con tanto affetto

Edoardo Pagano

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